Filastrocca senza nome

Una storia per le bambine e i bambini a casa

Testo di Castiglione Georgia, Marino Francesca, Morra Federica, Napolitano Chiara Rita e Urti Antonio.  –  Illustrazioni di Marino Francesca

Tempo fa il professore di Geografia Urbana e delle Migrazioni Internazionali ci chiese di fare un lavoro di gruppo invitandoci a dar vita a un elaborato creativo, nel formato che preferissimo, unendo tra loro cinque parole sorteggiate da ciascuno dei componenti del gruppo.

Non sono cose che capitano spesso tra i banchi universitari, così come non capita spesso che i lavori di gruppo tra sconosciuti vadano a buon fine. Per nostra fortuna, quel che venne fuori dalla fusione dei nostri cervelli fu un qualcosa di cui potersi dire soddisfatti. Ci divertimmo a condividere e creare, come prima cosa.

Ragionando sulle parole che avevamo tra le mani – in grassetto nel testo -, decidemmo di dar vita ad una filastrocca illustrata, “La filastrocca senza nome”, che abbiamo deciso di regalare come spunto di lettura alle bambine e ai bambini che sono a casa in questi giorni delicati.
Il nostro è un breve racconto in rima che vuole invitarci a riflettere sul fatto che siamo sempre lo straniero, l’Altro di qualcuno, e che ci sarà sempre qualcuno a giudicarci per la nostra differenza. Ogni qualvolta siamo pronti a schierarci contro chi è diverso da noi, per la sua storia, provenienza o cultura, dovremmo ricordarci quel che ci lega e non quel che ci divide: siamo esseri umani prima di tutto.
Dovremmo imparare a vivere nella differenza, comprenderne la bellezza, convivere pacificamente sulla stessa Terra rispettando le singolarità/alterità per creare insieme un mondo più equo per tutte e tutti.

“La Filastrocca Senza Nome è una favola e, come tutte le favole, ha radici nella realtà.
Basta poco per rendersi conto che le persone senza nome sono veramente tante. Sono quelle che attraversano la nostra strada ogni giorno e hanno un nome difficile, con troppe consonanti, vocali sbilenche; sono quelle che stanno ai margini, custodendo quella parola originale come l’ultimo tesoro che gli è rimasto; sono quelle che partono lasciando la loro casa per cercare un’identità nuova. Di persone senza nome è piena la nostra vita, i nostri ricordi; ma spesso ce ne dimentichiamo. In momenti come questi, in cui vicinanza e lontananza si mescolano, in cui rivalutiamo il valore della noia e dell’attesa, pubblichiamo questo racconto che, speriamo, possa intrattenere sia i grandi che i più piccoli. Non si ha mai l’età giusta per smettere di interessarsi a ciò che è diverso, per fermare le ricerche e le domande. E a volte un viaggio può iniziare e finire anche dentro la propria casa.
Un abbraccio (a distanza) a tutti.”

Chiara Rita Napolitano

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